Oltre il Petrolio e i Grattacieli: La Sfida Manifatturiera degli UAE nel Discorso di Alabbar al SIF-WIC 2025
In un’era segnata da transizioni epocali – energetica, digitale, geopolitica – la capacità di una nazione di reinventarsi è l’unica vera garanzia di prosperità duratura. Gli Emirati Arabi Uniti, pionieri in questo processo di continua metamorfosi, si trovano oggi a un bivio cruciale: dopo aver costruito un’economia globale sul pilastro duplice degli idrocarburi e di un settore immobiliare avveniristico, è giunto il momento di gettare le basi per la prossima ondata di crescita. A tracciare la rotta, con la schiettezza e la lungimiranza che lo caratterizzano, è stato S.E. Mohamed Alabbar, figura leggendaria dell’imprenditoria emiratina, durante l’ottavo Sharjah Investment Forum – World Investment Conference (SIF-WIC 2025).
Di fronte a un pubblico di altissimo livello, tra cui Sua Altezza Sheikha Bodour bint Sultan Al Qasimi, presidente della Sharjah Investment and Development Authority (Shurooq), Alabbar ha lanciato un messaggio potente e chiaro, destinato a risuonare nelle stanze dei bottoni di tutto il Paese: «Il settore manifatturiero definirà la prossima ondata di crescita negli Emirati Arabi Uniti». Questa affermazione, supportata da dati concreti – «il settore immobiliare rappresenta solo il 12 percento del PIL, mentre il manifatturiero è il 15 percento» – non è una semplice osservazione statistica, ma una chiamata all’azione strategica per il futuro dell’intera regione.
Questo articolo si propone di approfondire le radici, le implicazioni e le prospettive di questa visione, analizzando non solo il discorso di Alabbar ma anche il contesto più ampio del forum, che ha visto intervenire altri leader come Amira Sajwani di DAMAC e John Aguilar di The Final Pitch, in un dialogo polifonico sul futuro degli investimenti e dell’imprenditorialità.
Prima di addentrarci nel cuore del messaggio di Alabbar, è fondamentale comprendere il palcoscenico che lo ha ospitato. Lo Sharjah Investment Forum, giunto all’ottava edizione e per la prima volta fuso con la World Investment Conference (WIC), non è un semplice evento economico. Sharjah, da sempre conosciuta come la capitale culturale degli UAE, ha costruito la sua identità su uno sviluppo equilibrato che mette al centro l’uomo, la conoscenza e la sostenibilità a lungo termine.
Il tema del forum, “Trasformare il nostro mondo: investire per un futuro resiliente e sostenibile”, riflette questa filosofia. In un mondo scosso da crisi climatiche, instabilità geopolitiche e disruption tecnologica, la resilienza non è più un optional, ma un requisito fondamentale per la sopravvivenza dei sistemi economici. In questo contesto, la scelta di Sharjah come sede per un simile dibattito è altamente simbolica: rappresenta la volontà degli UAE di esplorare modelli di crescita alternativi, più profondi e strutturati rispetto al mero dinamismo speculativo.
Con oltre 10.000 partecipanti da 142 paesi, 130 relatori e 160 sessioni, il SIF-WIC 2025 si è affermato come un crocevia globale del pensiero economico, un luogo dove la visione degli UAE si confronta e si fonde con le esperienze internazionali.
La dichiarazione di Alabbar sull’immobiliare (12% del PIL) e sul manifatturiero (15% del PIL) è una piccola ma potente lezione di economia reale. Per decenni, l’immagine internazionale degli UAE è stata plasmata dai grattacieli futuristici di Dubai e Abu Dhabi. Eppure, Alabbar, che di quel miracolo immobiliare è stato uno degli artefici principali con Emaar (basti pensare al Burj Khalifa), invita a guardare oltre.
Perché il Manifatturiero?
L’Incitamento all’Azione: “Iniziate in Piccolo”
Il consiglio di Alabbar è tanto semplice quanto rivoluzionario nel suo pragmatismo: «Prendete seriamente in considerazione la produzione. Iniziate in piccolo; comprate una stampante 3D per casa vostra: non è complicato».
Qui non si sta parlando solo di grandi conglomerati industriali. Alabbar sta lanciando un appello alla classe imprenditoriale, ai giovani, alle startup. Sta democratizzando l’idea di “produzione”. Una stampante 3D è un micro-fabbricatore, un simbolo della “manufacturing 4.0” che è agile, digitale e accessibile. È un invito a sperimentare, a prototipare, a sporcarsi le mani con la materia. L’enfasi è sulla sperimentazione pratica e sull’onestà intellettuale: «Fatelo con onestà e realizzate un buon prodotto». In un’epoca di finanza iperbolica e di startup valutate miliardi senza ricavi, Alabbar riporta l’attenzione sui fondamentali: la qualità artigianale e l’integrità.
La sessione “Visione, Venture, Value: Shaping the Region Through Leadership” è stata anche un viaggio nell’intimo della psiche imprenditoriale di Alabbar. La sua riflessione sulla carriera è una lezione di umanità e di evoluzione dello scopo.
Le Prime Motivazioni: La Fuga dalla Povertà
«Quando ho iniziato, volevo solo fare soldi. Non avevamo niente e volevo uscire dalla povertà». Questa ammissione, rara per un leader della sua statura, è potente. Smitizza l’immagine dell’imprenditore nato con una missione filantropica e ricorda che la spinta iniziale è spesso una forza primordiale: la sopravvivenza, il desiderio di riscatto. È una narrazione che risuona con milioni di aspiranti imprenditori in tutto il mondo.
La Trasformazione: Dal Profitto allo Scopo
Il passaggio cruciale è ciò che segue: «Ma una volta che guadagni, ti rendi conto che la ricompensa non riguarda le donazioni. Riguarda le buone maniere, l’onestà, la cura della famiglia e del Paese. Faccio tutto per il mio Paese».
Qui Alabbar delinea una filosofia di capitalismo responsabile e radicato nel territorio. Il successo imprenditoriale non si misura in filantropia (le “donazioni”), ma nell’impatto sistemico che si genera: «Ogni progetto che realizziamo contribuisce al PIL di una città del 5%. Creiamo posti di lavoro, paghiamo le tasse, aiutiamo le piccole imprese a crescere, dal produttore di finestre al proprietario di una pasticceria. Questo è vero sviluppo».
In questa visione, l’imprenditore è un abilitatore di ecosistemi. La sua azienda non è un’isola, ma una piattaforma che solleva tutte le barche dell’economia locale.
Alabbar non ha risparmiato consigli pratici, fondati su una filosofia di management spartana e senza compromessi.
Se Alabbar delinea la macro-sfida nazionale, Amira Sajwani, Amministratore Delegato di DAMAC Properties, offre una visione micro su come un settore maturo come l’immobiliare possa innovarsi dall’interno per rimanere rilevante.
Innovazione che Valorizza la Tradizione
«L’innovazione non abbandona la tradizione; la valorizza». Questo approccio di Sajwani è fondamentale. Non si tratta di distruggere il vecchio modello, ma di evolvere partendo da «solide fondamenta». Per DAMAC, questo significa costruire su una reputazione di consegna (46.000 case consegnate) mentre si esplora il futuro.
Collaborazioni e Audience Giovane
La strategia si basa su partnership globali che risuonano localmente e su un focus crescente sui giovani. Le nuove generazioni non vogliono solo quattro mura; cercano un’esperienza abitativa integrata tra benessere, tecnologia e community. DAMAC risponde lanciando 28 progetti in un anno, molti dei quali con «funzionalità mai viste prima sul mercato». Questo è l’equivalente immobiliare del “buon prodotto” di Alabbar: differenziarsi attraverso l’innovazione concreta e il mantenimento delle promesse.
La Proptech e la Digitalizzazione degli Investimenti
Con la sua esperienza in PRYPCO, Sajwani incarna la fusione tra l’asset class tradizionale (il real estate) e la disruptive innovation (la proptech). La digitalizzazione, afferma, «colma il divario tra tradizione e futuro». Piattaforme proptech stanno democratizzando l’accesso agli investimenti immobiliari, rendendoli più liquidi, trasparenti e accessibili a una platea globale di investitori. Anche in un settore “vecchio”, il futuro è nella creazione di ecosistemi digitali.
John Aguilar, con la sua esperienza in The Final Pitch, porta una prospettiva internazionale e un focus sul capitale umano. Il suo intervento completa il quadro: non bastano le idee e il denaro, serve la mentalità giusta.
Oltre i Finanziamenti: Il “Viaggio dell’Eroe” dell’Imprenditore
Aguilar sposta l’attenzione dai soldi alle persone: «La trasformazione non riguarda solo i finanziamenti; si tratta di aiutare i fondatori a raggiungere ciò che sono in grado di realizzare». Il suo programma è un percorso di mentoring che prepara gli imprenditori alla crescita, insegnando loro ad accettare feedback e a trasformare un’idea in un’azienda scalabile. La “audacia” iniziale deve essere temperata dalla resilienza e dalla capacità di apprendere.
Storytelling come Nuova Due Diligence
«Lo storytelling è la nuova due diligence». In un mondo saturo di informazioni, la capacità di raccontare una storia convincente non è solo marketing, è uno strumento strategico. Una storia ben narrata attira i talenti giusti, convince gli investitori e costruisce una comunità di fedeltà attorno al brand. È il collante che unisce l’ecosistema.
L’SIF-WIC 2025, nel suo insieme, ha dipinto il ritratto di una nazione – e di una regione – in piena e consapevole transizione. Il messaggio di Mohamed Alabbar sul manifatturiero non è un addio all’immobiliare o al turismo, ma un’integrazione necessaria per costruire un’economia più matura, resiliente e capace di produrre valore reale.
La via tracciata è chiara:
Sharjah, con la sua vocazione umanistica e di lungo periodo, si è rivelata la cornice ideale per questo dibattito. Il forum ha dimostrato che gli Emirati Arabi Uniti non si accontentano di essere un miracolo effimero, ma stanno mettendo pazientemente in fila i pezzi per un rinascimento economico duraturo, dove la visione dei leader, il coraggio degli imprenditori e la saggezza degli investitori si fondono per disegnare un futuro non solo ricco, ma anche solido, sostenibile e profondamente radicato in una rinnovata capacità di creare.